La musica unisce.
Unisce persone che fermano per un attimo i propri pensieri, unisce emozioni simili ed opposte, unisce sentimenti, idee, situazioni, condizioni.
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Unisce, ad esempio, film del tutto diversi tra loro, film che apparentemente non hanno davvero nulla in comune. Perché? Perché spesso i film non condividono generi o canoni, ma qualcosa di molto più nascosto e delicato: gli stati d’animo dei personaggi.
E una musica, da sola, può rappresentare uno stato d’animo, con la stessa efficacia di un’immagine: le immagini danno certezza ed evidenza e spostano il focus sull’azione; la musica tocca direttamente le corde dell’immaginazione.
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Uno degli esempi è la “Passa Calle” di Luigi Boccherini, tratta da “La Musica Notturna delle Strade di Madrid Op. 30 No. 6” e parte integrante delle colonne sonore di due film agli antipodi per genere, contesto, atmosfere e personaggi: “Cruising” (1980) di William Friedkin (“Il braccio violento della legge”, “L’esorcista”) e “Master & Commander – Sfida ai confini del mare” (2003) di Peter Weir (“L’attimo fuggente”, “The Truman Show”).
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“Cruising” è un poliziesco atipico, in bilico tra thriller e horror, passato alla storia soprattutto per le feroci polemiche legate all’ambiguità del messaggio finale e alla brutale rappresentazione del “sottobosco urbano” dei locali notturni frequentati dagli omosessuali (per i più critici ricostruito con un malcelato velo di disgusto, piuttosto che descritto senza troppi scrupoli) e, pertanto, sommerso dalle accuse di omofobia. Famigerato, più che famoso, ma estremamente sottovalutato. Guardando “Cruising” e ascoltando la “Passa Calle”, viene spontaneo chiedersi: “com’è possibile che in questo film ci sia questa musica?”.
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Un serial killer uccide barbaramente dei giovani omosessuali dopo averli adescati. Le indagini vengono affidate ad un poliziotto, Steve Burns (Al Pacino), che deve introdursi negli ambienti dove sono state avvicinate le vittime per riuscire ad individuare l’assassino. A tale scopo, egli annulla quella che sa essere la propria natura, adattandosi al contesto come in una missione da infiltrato, in modo da farsi passare per una potenziale vittima.
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La pericolosità dell’incarico, l’estraneità di un mondo a cui sente di non appartenere, la presenza invisibile di un killer spietato che continua a colpire e la forzata immedesimazione in qualcosa verso cui il proprio ambiente di origine prova soltanto avversione e ripugnanza generano nel protagonista una tensione sempre maggiore, a volte quasi insopportabile.
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L’unico ritorno alla “normalità” consiste nel trascorrere qualche momento a casa, insieme alla propria ragazza Nancy (Karen Allen). Ma non si sente mai del tutto tranquillo a casa, ed è sempre meno presente nella relazione con Nancy, tormentato dai crescenti dubbi sul proprio orientamento sessuale. Solo una musica gli consente di uscire da quel mondo per tornare davvero a respirare per qualche secondo: la “Passa Calle”. Quando mette su il disco, la vita sembra ripartire come un orologio.
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“Master & Commander – Sfida ai confini del mare” è un film d’avventura che catapulta lo spettatore nel periodo napoleonico, seguendo le peripezie e le imprese di una nave della Marina britannica, guidata nel fisico e nello spirito da due figure di riferimento indimenticabili: il fiero ed autorevole comandante Jack Aubrey (Russell Crowe) ed il dottor Stephen Maturin (Paul Bettany), valente medico di bordo dotato di un’inesauribile curiosità per le meraviglie della natura.
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Tra le sanguinose battaglie, gli arrembaggi, gli inseguimenti e la rigida disciplina di bordo, i due protagonisti si impongono un ritorno alla “normalità” e alla quiete dandosi appuntamento per suonare insieme e, nonostante le difficoltà, cercano di non mancare mai all’impegno preso, quasi come fosse un rito. L’ultimo brano eseguito è proprio la “Passa Calle”, ed è senza dubbio uno dei più emblematici: è il sottofondo alla determinazione e al coraggio del comandante, è l’espressione della serenità che consente la lucidità nel ragionamento e la fermezza nelle decisioni.
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In entrambi i film, questo brano rappresenta inequivocabilmente il riposo, la distensione senza la quale vivere sembra impossibile, la momentanea fuga da una realtà di ogni giorno così difficile da affrontare: i protagonisti, messi continuamente a dura prova, scelgono la musica per fermarsi, per riflettere o per non essere costretti a farlo.
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